Andersen, il viaggio a Napoli che gli diede ispirazione

Hans Christian Andersen è uno scritto tra i più apprezzati per le fiabe a cui ha dato vita: ma lo sapevate che Napoli è stata fondamentale?

Andersen, il viaggio a Napoli che gli diede ispirazione

Andersen è uno scritto danese tra i più conosciuti e amati per le fiabe a cui ha saputo dare vita. Vissuto tra la prima e la seconda metà del diciannovesimo secolo, è stato senza dubbio un uomo e un artista innovatore, geniale e senza eguali né precedenti. Nelle sue fiabe e racconti rappresenta sempre un preciso sprazzo della vita quotidiana delle persone e della società. Sembra infatti voler dare vita alla realtà così com’è, alla società che spesso viene ignorata nei sobborghi delle città ma che rappresenta invece l’elemento più caratteristico delle nostre culture. Lui stesso infatti è cresciuto in uno dei quartieri più poveri della città di Odense, e sembra che quest’atmosfera caratteristica e singola non lo abbia mai abbandonato. Infatti, all’epoca e nonostante la sempre più crescente industrializzazione, Andersen è cresciuto in una dimensione per molti versi ancora molto naturale e agricola, pregna di tradizioni e leggende. 

Andersen, il viaggio a Napoli che gli diede ispirazione

Quello che spesso però molti ignorano è che c’è un viaggio in particolare che ispirato e fatto letteralmente innamorare Andersen. Si tratta di un viaggio che ha fatto a Napoli, che lo ha lasciato senza ombra di dubbio ammaliato e senza parola. Proprio dopo questa visita infatti, lo scrittore si dedicherà alla stesura di alcune delle sue fiabe più famose ma anche a numerosi racconti che hanno come protagonista proprio la città partenopea. Ma prima vediamo quali sono le opere più famose dello scrittore danese.

Andersen, il viaggio a Napoli che gli diede ispirazione

Nelle fiabe di Andersen è difficile trovare un minimo comun denominatori. Infatti, è più corretto dire che hanno tutte o quasi tutte un’ispirazione differenza. Dal folklore popolare ai racconti per l’infanzia, passando per fiabe e novelle tradizionali. In particolare vediamo come Andersen elimina alcuni di quelli che erano gli elementi più in voga del momento: come ad esempio i maghi, le fate e le streghe. Ed è proprio per l’impronta dei suoi racconti che viene spesso paragonato, seppur con nette differenze, ad altri due scrittori di fiabe molto famosi e apprezzati: ovvero i fratelli Grimm. La differenza è che mentre i fratelli riprendono un po’ quelle che sono delle tradizioni e racconti già presenti nella cultura tedesca, Andersen riprendere un po’ le fiabe della sua infanzia con una libera memoria. 

Andersen, il viaggio a Napoli che gli diede ispirazione

Tra le opere più famose di Andersen troviamo senza dubbio la Sirenetta: che ha raggiunto, negli ultimi decennio, un rinnovato successo grazie alla trasposizione della casa di produzione Disney. O ancora: il Brutto Anatroccolo e La piccola fiammiferaia. Ma non finisce qui, perché di questo scrittore tutti conoscono anche Il Soldatino di Stagno e La principessa sul pisello. Quasi in tutte queste fiabe, quindi, si può evincere una sorta di desiderio: di avanzamento sociale come nel caso della Piccola Fiammiferaia, d’amore come il Soldatino di Stagno e la Sirenetta o di rivalsa e accettazione come il Brutto Anatroccolo.

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Come vi abbiamo già anticipato però, fondamentale per la scrittura e la carica creativa di Andersen è stato un particolare viaggio che ha fatto a Napoli. Era la primavera del mille ottocento trentaquattro quando mise per la prima volta piede nel capoluogo campano: da quel momento fu amore a prima vista. Decise di alloggiare in una zona a sud di via Toledo, tra via Ferdinando del Carretto e via dei Fiorentini. A portarlo nel capoluogo campano fu il Grand Tour: un viaggio che, all’epoca, tutti i giovani aristocratici intraprendevano e che partiva alla scoperta dell’Europa Continentale. Così, in un viaggio alla scoperta del Vecchio Continente, Andersen poté ammirare la magia e le bellezze di una terra tradizionale, musicale e pregna d’arte come Napoli.

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