Quarant’uno anni dall’omicidio di John Lennon: la verità

Oggi, 8 dicembre, sono quarantuno anni dalla morte di John Lennon. Cosa si nasconde dietro l’omicidio di uno dei volti rivoluzionari della musica?

Quarant’uno anni dall’omicidio di John Lennon: la verità

E’ il millenovecento settanta e uno e John Lennon canta una delle canzoni più rivoluzionarie degli ultimi decenni: in un inno alla pace, infatti, canta “Immaginate tutta le gente che vive solo per l’oggi” e subito dopo “Immaginate tutta la gente che vive la vita in pace”. Il mondo però era ed è ancora tutt’oggi ben distante dall’essere quella pace, quell’idea di unione e fratellanza a cui il cantante inneggiava qualche decennio fa. Infatti, solo nove anni dopo aver inciso e pubblicato questa canzone  – simbolo, il musicista è stato brutalmente assassinato da un fan ossessionato. Ma cosa si nasconde dietro questo omicidio e quali sono gli eventi che hanno portato a un evento di tale portata?

Quarant’uno anni dall’omicidio di John Lennon: la verità

E’ l’otto dicembre dell’ottanta quando accade uno degli eventi che più sconvolgerà l’opinione pubblica di tutto il mondo. Quando, infatti, alle ventidue e cinquantadue di quaranta e uno anni fa, John Lennon viene brutalmente assassinati sotto gli occhi di tutti e della moglie, Yoko Ono. Tra gli artisti e le figure di più spicco e in risalto dell’epoca, Lennon da tempo si muoveva verso un futuro di pace, fratellanza e unione. Purtroppo, la sua vita è stata stroncata inaspettatamente e fin troppo presto, lasciando un segno impossibile da rimarginare nella storia della musical e non solo. 

Quarant’uno anni dall’omicidio di John Lennon: la verità

A macchiarsi di questo omicidio e del sangue di uno degli artisti più amati del momento è Mark David Champman: un cosiddetto fan dei Beatles, all’epoca separatisi, e che avvicina il cantante e musicista con la scusa di una foto. Passato alla storia come uno degli atti più folli, chiacchierati e discussi di sempre, Champman uccide il suo idolo con ben cinque colpi di pistola subito dopo la foto. La verità? Dopo ben vent’anni dall’uccisione, negli anni duemila, l’uomo motiva il suo gesto come un tentativo disperato di avere i riflettori puntati su di sé. Di certo, dietro questo folle atto si nasconde anche una mente fondamentalmente instabile che è arrivata a premeditare con una cura quasi maniacale l’omicidio. 

Quarant’uno anni dall’omicidio di John Lennon: la verità

All’epoca venticinquenne, infatti, Chapman si appostò davanti all’entrata della residenza di Lennon nella sera dell’otto dicembre. Parliamo del palazzo “The Dakota”, situato in una delle zone residenziali più esclusive e in vista di New York City. Quando il musicista uscì di casa, il giovane era pronto ad agire: gli strinse la mano, chiese un autografo sull’ultimo album e infine gli si avvicinò per una foto. Dopodiché si salutarono, ma mentre Lennon si allontanava – insieme alla moglie Yoko Ono per una visita al figlio -, Champman rimaneva appostato sotto la residenza per altre quattro ore. Fu così solo alle ventidue e cinquantacinque che, rientrato, Lennon si sentì chiamare: “Ehi, Mr Lennon”, il resto sono cinque colpi di pistola, una carriera brutalmente arrestata e una vita interrotta. 

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Lennon, infatti, ebbe solo il tempo di dire un’ultima, fatale frase prima di cadere a terra, incosciente “Mi hanno sparato!”. Le motivazioni che si possono nascondere dietro questo atto di follia possono essere due. Da un lato l’incapacità da parte di questo fan maniacale di accettare la fine dei Beatles, incolpando così Lennon, colpevole di star raggiungendo la strada del successo in autonomia e senza gli altri componenti del gruppo pop rock. L’altra motivazione potrebbe invece essere una non naturale e malata gelosia nei confronti del successo di John. Tant’è che Champman affermerà poi di non aver mai accettato la fama che si apriva intorno alla figura del musicista, mentre a lui non restava altro che l’anonimato.

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