Vi siete mai chiesti perché si dice “in bocca al lupo”?

Vi siete mai chiesti perché, prima di un evento importante, una cerimonia o un esame, si augura in bocca al lupo? Qual è l’origine di questa formula?

Vi siete mai chiesti perché si dice “in bocca al lupo”?

Lo si usa prima di un esame, un compito o colloquio di lavoro. Che si tratti di un saggio o un qualcosa di importante a livello lavorativo, qualsiasi sia l’evento o la prova a cui stiamo andando incontro, c’è solo una formula che ci accompagna sempre: “in bocca al lupo”. Ma vi siete mai chiesti il perché di queste parole così specifiche e, in apparenza e letteralmente, senza senso? Insomma, va bene che ormai è entrato a far parte dell’uso e del linguaggio comune, ma qual è l’origine del lupo e quale la sua correlazione con la buona sorte? Scopriamolo insieme.

Vi siete mai chiesti perché si dice “in bocca al lupo”?

Innanzitutto, perché si usa la formula specifica in bocca al lupo? Consultando vari dizionari è possibile trovare una spiegazione concorde: sembra infatti che questa locuzione ricopre la funzione di scongiurare, ovvero di allontanare il malocchio, la sfortuna e malasorte. In poche parole, il lupo in questa formula ricopre una carica magica che ci accompagna nel corso di ciò che dobbiamo fare.

Vi siete mai chiesti perché si dice “in bocca al lupo”?

Ma da cosa nasce questa formula specifica? L’origine, apparentemente, sembra risalire a un’antica forma di augurio che veniva rivolta ai cacciatori. Ai quali, nello specifico, si augurare per l’appunto la morte del lupo. Col tempo, però, l’uso di questa forma di augurio si è estesa anche ad altri campi oltre a quello della caccia. Fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui si usa augurare “in bocca al lupo” in relazione a delle situazioni difficili e spinosa che si è soliti dover affrontare. Tuttavia, non sono solo queste le situazioni da cui può essersi generata la locuzione che vede paragonata la morte del lupo a una buona sorte dell’individuo.

Vi siete mai chiesti perché si dice “in bocca al lupo”?

Per fare un esempio, vediamo infatti come la figura del lupo nella tradizione antica e medioevale appare come il pericolo: l’incarnazione di tutto ciò da cui si deve mantenere la distanza e da cui si deve fuggire. Un animale infido, crudele, malvagio e falso, che porta inevitabilmente con sé la morte e una cattiva sorte. Non è infatti un caso che nella celebre fiaba di “Cappuccetto rosso” l’antagonista per eccellenza sia proprio lui. A questo si aggiunge una peculiarità che, nel corso dei secoli, è diventata sempre più rappresentativa di questo anima: un’insaziabilità di fondo, una fame che lo porta a ricercare sempre nuove prede. Un modo, dunque, per invitare i cacciatori a una buona caccia, ma anche per esorcizzare una paura ben radicata. 

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Esistono però anche altre due locuzioni inerenti al lupo e usate per augurare una buona fortuna. La prima è “Crepi il lupo!”, e invita al coraggio e alla fortuna necessari per poter affrontare un animale così feroce e selvaggio secondo l’opinione comune. La seconda, invece, è ben diversa: “Viva il lupo”, infatti, fa riferimento alla leggenda che vede protagonista una lupa buona che salva due gemelli dalle acque del Tevere. Sono Romolo e Remo, allevati da questa lupa e di cui uno dei due diventerà poi Fondatore di Roma. Così facendo si da un’accezione totalmente diversa alla figura dell’animale, secondo cui andare incontro alla sua “salvezza” sia un sintomo di buon auspicio.  

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