La “4 days week” ovvero lavorare 4 giorni a settimana, potrebbe essere presto una novità introdotta anche in Italia, già presente in altri paesi Europei

Sarebbe quasi un sogno, quello di lavorare 4 giorni a settimana e godersi un weekend lungo. Sarebbe una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro.
A parità di stipendio, ma con ore ridotte, è stato dimostrato che questa innovazione può essere un successo. Ma è davvero una riforma utile? Scopriamo i pro e i contro.
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Lavorare 4 giorni a settimana: i pro
Dopo un recente sondaggio da parte di uno studio Islandese, su circa 3000 dipendenti (di diverse attività statali e non) sono stati raccolti risultati stupefacenti.
Oltre a trarne beneficio personalmente sulla qualità della vita, infatti, la produttività personale e delle relative attività è addirittura raddoppiata e migliorata in qualità.
Questo tipo di orario molto flessibile, consente a tutti i lavoratori di sprecare di meno il tempo a disposizione per lavorare a fronte di maggior tempo libero guadagnato.
Ad oggi tra i paesi che hanno attuato questa “riforma” ci sono l’ Islanda (che ha guidato l’esperimento), Francia e la Spagna in Europa, Giappone e nuova Zelanda oltreoceano, con qualche caso in aziende private anche in Scandinavia e nei Paesi Bassi.
Principalmente, infatti, oltre a qualche ditta privata, la riforma è stata attuata nella pubblica amministrazione e negli istituti scolastici/statali.
I contro
Non tutte le “rivoluzioni” però portano benefici. Infatti, per le aziende che intendessero ridurre i giorni di lavoro, ma mantenere il totale di ore lavorative, le giornate a lavoro si allungherebbero dalle 8 alle 10 ore. E questo, anche a fronte di un giorno guadagnato, non è un aspetto che andrebbe giù a tutti i dipendenti.
Altro aspetto negativo è che molte aziende, laddove possibile, devono integrare ulteriore forza tecnologica (con i relativi costi da sostenere) per guadagnare in qualche modo la produttività del giorno lavorativo “perso”.

Ad oggi, in Italia, non ci sono azioni concrete che fanno immaginare questo tipo di soluzione lavorativa, è soltanto un “pour parler“, ma sicuramente tanti lavoratori sperano che si possa arrivare a questa soluzione.